La scrittrice umbra Viviana Picchiarelli al suo quinto romanzo: è uscito "Il confine dei silenzi"

La scrittrice umbra Viviana Picchiarelli torna in libreria dal 7 aprile con il suo quinto romanzo “Il confine dei silenzi” edito da Bertoni Editore: una storia intensa e attuale, dove le battaglie personali si intrecciano a quelle sociali, tra identità negate, sfide di potere e voglia di riscatto. Pagine nate dalla consapevolezza che la sordità non è solo assenza di suono. È il limite che gli altri ti impongono, lo sguardo che ti riduce, il confine che non hai scelto. A Terravecchia del Monte, Clara Rossetti, psicoterapeuta sorda, sfida la famiglia Cairoli, una potente dinastia di politici e imprenditori che da decenni tiene il paese sotto scacco. Sostenuta dall’amico di sempre, Dario, e dal padre Attilio, si candida a sindaco con l’intento di smantellare un sistema corrotto e oppressivo. Ma Leonardo Cairoli, sindaco uscente, non ha alcuna intenzione di cedere il potere. Richiama da Milano sua figlia Glenda, costringendola a candidarsi contro Clara e scavalcando il primogenito Federico. Estromesso e umiliato, quest’ultimo trama nell’ombra per sfruttare la candidatura della sorella e distruggere la credibilità di Clara, pur di non perdere il controllo.
Mentre la campagna elettorale si inasprisce, Clara, Glenda e Dario sono costretti a confrontarsi con le ferite del passato. Il legame interrotto tra Glenda e Dario riaffiora tra esitazioni e rancori irrisolti, mentre Clara, trascinata nel vortice dello scontro politico, si trova faccia a faccia con i pregiudizi sulla sua sordità, con le divisioni interne alla comunità sorda e con un vissuto drammatico che ha tentato invano di lasciarsi alle spalle.
Sullo sfondo di una provincia immobile, dove il potere si tramanda come un’eredità inevitabile e gli echi della guerra in Siria si intrecciano con le lotte personali, tutti i protagonisti devono fare i conti con il peso del silenzio: imposto, scelto o subito.
“Quando l’editore mi ha proposto di scrivere una storia sulla sordità, ho esitato – ha confessato l’autrice. Il rischio di banalizzare, se non addirittura di strumentalizzare un tema così delicato, era reale. Ma una volta accettata la sfida, mi è stato chiaro che l’unico modo per raccontarla era allargare lo sguardo: non fermarsi alla disabilità in sé, ma esplorare come viene percepita, imposta, travisata. Così l’ho intrecciata ad altri silenzi: quelli che proteggono, che pesano, che separano. Ne è nata una storia di identità, potere e resistenza. E di donne che non lasciano ad altri la prerogativa di definirle.” Potere e resistenza, identità e riscatto, ambizione e fragilità finiscono così per amalgamarsi e attraversano le barriere dell’apparenza, per dare voce a chi è sempre stato costretto a lottare per essere ascoltato.