Siete curiosi di leggere la lettera dalla nuova sindaca di Perugia Vittoria Ferdinandi ai dipendenti comunali? Eccola...

05.07.2024 17:31 di  Redazione Perugia24.net   vedi letture
Fonte: Antonello Menconi
Siete curiosi di leggere la lettera dalla nuova sindaca di Perugia Vittoria Ferdinandi ai dipendenti comunali? Eccola...

Di seguito il testo integrale della lettera di saluto inviata ai dipendenti del Comune di Perugia dalla sindaca Vittoria Ferdinandi.

“Stimati dipendenti del Comune di Perugia, con questa comunicazione destinata a tutte e a tutti voi, sono ad inviare un amichevole, affettuoso ed emozionato saluto come sindaca neoeletta.

Mi rivolgo a voi forte della responsabilità e dell’orgoglio che porta con sé l’essere la prima donna sindaca della nostra città. Per i prossimi cinque anni lavoreremo fianco a fianco, cercando di offrire le migliori opportunità di vita e di crescita a tutte le cittadine e i cittadini di Perugia. Sono consapevole che la vostra esperienza e le vostre competenze, umane e professionali, costituiscono un prezioso patrimonio al servizio della comunità tutta.

Nell’occasione, intendo portare alla vostra attenzione una breve riflessione su alcune parole che, per me, diventeranno il faro a cui guarderò per ispirare il mio impegno nei vostri riguardi.

Le parole sono: orgoglio, senso e impatto. Non vi nascondo che il mio cuore pulsa quando le ascolto, perché sono molto importanti per me e per l’idea che ho dell’Amministrazione e dei suoi collaboratori, di ogni livello e responsabilità.

Orgoglio: il mio sogno è che cresca in tutti l’orgoglio di fare quello che fate, il servizio che assicurate. A chi ha orgoglio fa piacere dire “lavoro per il comune di Perugia” e quindi lavorare per le oltre 160 mila persone di questa meravigliosa città.

Ecco, vorrei lavorare insieme a voi perché questo orgoglio fiorisca e si rafforzi in noi tutti. L’orgoglio di raccontare in famiglia, ai figli, agli amici il vostro impegno, la voglia di raccontare su quali progetti state lavorando, orgogliosi di condividere il loro perché e quali vantaggi porteranno a noi tutti, come comunità. So che non è sempre facile, che possono esserci stati degli accadimenti che nel tempo vi hanno fatto allontanare, vi hanno demotivato, forse vi hanno anche fatto arrabbiare spingendovi a rinchiudervi nella routine delle giornate che passano una dopo l’altra.

L’orgoglio di cui parlo però respinge un sentimento come questo, perché orgoglio significa sentire il piacere di affrontare ogni giornata con uno spirito di attesa, sorpresa e innovazione.

Sì, perché orgoglio e innovazione vanno a braccetto. Orgoglio di far parte di un’organizzazione che si vanta di essere parte attiva e propositiva di una città all’avanguardia, non per vanità o per qualche sentimento di competizione personale del suo sindaco o di qualche amministratore, ma per i servizi che sapremo organizzare e per la gratitudine e la stima che la cittadinanza vi restituirà, ci restituirà.

E’ in questa cornice di senso che parlo di orgoglio, come fierezza del proprio stato e del suo scopo.

Senso: dietro al disagio che in alcuni casi si può provare parlando del proprio lavoro, in verità c’è una cosa positiva, una cosa che ha il sapore delle buone cose. La chiamo ricerca di senso: quel senso che spesso non riusciamo a trovare nelle cose che facciamo per tante ragioni.

Per esempio perché non crediamo più nelle istituzioni che ci paiono lontane, distanti dalle cose che ci servirebbero per stare bene; non penso solo a beni materiali ma anche a valori, idee, sentimenti di appartenenza. O perché nessuno ci aiuta a trovarlo questo senso che viene deturpato dai comportamenti di persone con cui interagiamo e che non sostengono la nostra motivazione anche se uno se lo aspetta. Qualche altra volta perché abbiamo un ruolo che non corrisponde al lavoro che desideriamo e per il quale ci sentiremmo portati.

Allora ci domandiamo: che senso ha tutto questo? Che senso ha fare bene il lavoro che devo svolgere? A cosa o a chi giova realmente?

Il mio sogno qui è che tutti, nei limiti del possibile, trovino risposte o percorsi per dare senso a quello che fanno. Parlo del senso profondo che custodisce il vostro ruolo: quello di servire gli altri.

Chi lavora nel pubblico, ma credo debba valere anche per il privato, porta con sé questo marchio: lavorare per il bene comune. Dovremmo averlo stampato nel nostro cuore, dovrebbe essere una parte importante della soddisfazione che traiamo dal lavoro e “nel” lavoro. Sì, perché il senso più autentico di quello che facciamo lo troviamo anche negli altri, nei colleghi con i quali – con l’aiuto degli amministratori e della dirigenza tutta – dovremmo sviluppare il senso di una comunità fatta di persone anche fragili, lo siamo tutti, chi non lo è, desiderose però di accrescere il benessere personale e dell’organizzatore, che poi significa benessere della cittadinanza.

La ricerca di senso allora è fondamentale. Cercherò, per quel che mi sarà possibile, con l’aiuto della struttura e di tutti voi, di fare ritrovare, a chi l’ha perso, il senso nobile di quello che fate, per esserne orgogliosi, per spingervi ad uscire allo scoperto e dire: “sono un dipendente del Comune di Perugia, sono orgoglioso di lavorare per far star meglio bambini, adolescenti, giovani, adulti e anziani, di lavorare anche per te”.

Ma il “senso del lavoro” sta anche in un “lavoro di senso”, voglio dire sensato, rispetto a quello che desideriamo, corrispondente ai talenti che ciascuno di noi ha. Non è facile, lo so bene.

Credo però che la mobilità professionale sia tuttavia una potente leva per dare o accrescere il senso del lavoro che ciascuno di voi fa. Credo anche che di questo se ne debba parlare con franchezza per trovare insieme alla dirigenza gli spazi possibili per generare una sorta di mobilitazione ordinata capace di aiutare tutti a sentirsi al proprio posto.

Ritengo sia importante anche un altro aspetto che vi riguarda e che riguarda la capacità complessiva dell’Amministrazione di garantire il servizio per cui esiste. Penso sia importante ingaggiare una battaglia per accrescere il rispetto nei confronti del lavoro che fanno i colleghi, senza dimenticare che il rispetto comincia dal conoscere quello che gli altri fanno. Spesso sentiamo dire che c’è bisogno di maggiore integrazione, che gli uffici non si parlano tra loro, che la mano destra non sa cosa fa la sinistra. All’origine c’è anche una mancanza di conoscenza reciproca che cercherò, nei modi possibili, di accrescere: conoscersi per rispettarsi e integrarsi e dare così servizi migliori, più efficienti ed efficaci, vorrei che diventasse la linea guida di tutti gli uffici.

Impatto: con l’orgoglio di lavorare per un’organizzazione pubblica che ha lo scopo di servire una comunità valorizzando al meglio l’autonomia e le deleghe che lo Stato prevede, con la ricerca di senso di quello che facciamo attraverso le iniziative possibili per trovarlo, ri-trovarlo o anche rafforzarlo, miglioreremo anche l’impatto del nostro lavoro.

Il nostro impatto può essere formidabile per la vita dei cittadini e per la comunità. Può interessare il benessere individuale e sociale, misurato dalla qualità di servizi che rispondono a bisogni reali della cittadinanza, un impatto di prossimità che faccia sentire gli uffici vicini alle persone anche per il modo e il rispetto con cui sono trattate, soprattutto quelle più deboli e fragili come gli anziani, un impatto sul senso comunitario che la nostra responsabilità di amministratori, dirigenti e collaboratori non dovrebbe mai dimenticare.

E così il cerchio si chiude, perché questo impatto genererà orgoglio e senso anche nella cittadinanza tutta. Il mio sogno, allora, è che vogliate diventare i protagonisti di questa visione.

Vi saluto dicendo che l’ufficio della sindaca sarà aperto ai Vostri suggerimenti, bisogni e aspirazioni. In queste prossime settimane conto di venirvi ad incontrare recandomi sul vostro posto di lavoro. Vorrei dare vita a un costante dialogo con chi lavora quotidianamente alla cura della città in tutti i suoi aspetti, nella consapevolezza che solo la partecipazione delle scelte può consentire quella condivisione d’intenti così indispensabile per un impegno di squadra, proficuo e soddisfacente. Buon lavoro a tutti noi.”