Oggi gli 80 anni di Ilario Castagner: auguri grande mister!

18.12.2020 00:56 di  Redazione Perugia24.net   vedi letture
Oggi gli 80 anni di Ilario Castagner: auguri grande mister!

Compie 80 anni Ilario Castagner, uno degli allenatori entrati nella storia del calcio italiano soprattutto per aver guidato quel “Perugia dei Miracoli” che rimase imbattuto nella stagione 1978/79, chiudendo al secondo posto alle spalle di quel Milan di Liedholm che conquistò la stella e di Rivera, che lasciò poi il calcio. Nato a Vittorio Veneto il 18 dicembre 1940, Castagner da calciatore ha indossato in Serie C da attaccante le maglie di Reggiana, Legnano, Perugia, Prato e Rimini, per poi dedicarsi dopo un infortunio all'attività di allenatore dal 1969, partendo come vice di Corrado Viciani (che aveva avuto al Prato) e poi alle giovanili dell'Atalanta, dove (crescendo e trasformando Gaetano Scirea da ala destra a libero), rimase cinque anni, per poi guidare sei anni il Perugia, quindi Lazio, Milan, da cui nel 1984 passò all'Inter, poi Ascoli, Pescara, Pisa e di nuovo Perugia nell'era di Gaucci. Quindi, anni da commentatore televisivo. Oggi, cinque anni dopo l'intervento al cuore, si gode la terza età nella sua casa sulla collina di Lacugnana a Perugia, continuando a seguire il calcio da appassionato. “Mi considero un privilegiato – ammette – perché nella vita ho avuto ciò che desideravo ed ho fatto il mestiere che sognavo, prima il calciatore e poi l'allenatore. Oggi mi riposo e sono felice, perché qui a pochi passi da me abitano i miei figli, con le loro famiglie. E questa è la cosa più bella, perché siamo molto uniti e ci vogliamo bene. Io li ho tutti qui, con i miei nipoti e con Liliana, mia moglie che è stata la mia guida ed anche la mia fortuna di una vita intera”. Nel ripercorrere questi 80 anni, i ricordi calcistici più belli di Castagner vanno al Milan, che lasciò “per non essere in sintonia con il presidente Farina, “che non volle riscattare Serena come chiedevo e preferì prendere al suo posto l'inglese Luther Blisset, che non riuscì ad ambientarsi". Poi all'Inter, dove lo volle il presidente Pellegrini, che gli regalò dal Bayern Monaco l'ex pallone d'oro, Karl-Heinz Rummenigge, “uno dei più grandi giocatori che ho allenato: grande tecnica ed affidabilità sotto ogni punto di vista. Poi l'anno dopo mi esonerò alla decima giornata, anche per delle pressioni esterne, con la squadra terza a cinque punti dalla Juventus”. Ma le emozioni più grandi sono riservate proprio a quel Perugia dei record, che riuscì a disputare un intero campionato di Serie A a girone unico senza sconfitte, come mai era accaduto prima nel calcio italiano. Anche se non fu sufficiente per vincere lo scudetto. “Come tanti, ricordo quella formazione che giocava con Malizia, Nappi, Ceccarini; Frosio, Della Martira, Dal Fiume; Bagni, Butti, Casarsa, Vannini, Speggiorin. E dal cielo, Renato Curi. La nostra fu un’impresa incredibile, ma anche il risultato dell'intenso lavoro di un gruppo di uomini veri”. Castagner ricorda che “fu l'Atalanta il trampolino di lancio per salpare verso Perugia, dove approdai grazie all'incontro con il giornalista Lanfranfo Ponziani: rimase colpito dalle mie idee e mi segnalò a Franco D'Attoma e Spartaco Ghini, che mi vollero alla guida della squadra. Partimmo in Serie B con una formazione rinnovata per otto undicesimi con giocatori molto motivati e fu un avvio straordinario in campionato, tanto che alla fine del girone di andata avevamo la difesa più forte, con soli sei gol subiti". E' consapevole Castagner che deve tanto allo stesso D'Attoma, che rilevò il club umbro nel 1974 e poi lo volle in panchina, con Silvano Ramaccioni come general manager. “Da lui ho avuto avuto grandi insegnamenti – racconta – visto che io ero a volte poco equilibrato, ma lui mi ripeteva di far passare la notte e di vedere poi se ero della stessa idea. Non ho mai cercato la polemica e gli scontri con questo o con quello e dico che aveva ragione Gianni Brera nel sostenere che si nasce incendiari e con il tempo si diventa pompieri". Tra i giocatori che ricorda maggiormente c'è Salvatore Bagni, protagonista di uno sciopero sul campo di fronte ai tifosi del Perugia (che gli imputavano una scarsa resa in campo a causa delle vicende sentimentali) nella celebre partita del campionato dell'imbattibilità con il Milan e poi del gran rifiuto di restare all'Inter quando la squadra era appunto stata affidata a Castagner. “Salvatore era il miglior centrocampista del calcio italiano e con lui avremmo potuto essere ancora più competitivi, salvo che all'Inter litigò per il suo ingaggio con il presidente Pellegrini e fu ceduto al Napoli, dove l'anno dopo vinse lo scudetto. Ma sono convinto – dice Castagner - che quella fu la svolta della mia carriera, che poteva svilupparsi in maniera migliore. A Salvatore gliel'ho detto più volte: sei stato la fortuna del mio Perugia, ma con te potevo vincere scudetto e Coppe". La nota dolente tra i suoi ricordi calcistici va a quel Perugia-Roma “quando – ricorda Castagner - prima della partita mi si avvicinò un ufficiale e mi fece sapere che al termine dell’incontro avrebbe parlato con alcuni miei calciatori e non avevo intuito cosa sarebbe accaduto, anche se la squadra sembrava assente e i giocatori imbambolati e nell’intervallo, sotto di un gol, alcuni miei giocatori mi dissero che quelli della Roma avevano riferito che a fine gara sarebbero stati arrestati un paio di nostri giocatori, come poi avvenne. Ma Paolo Rossi non c’entrava niente e venne messo in mezzo solo perché era un nome grosso”. La mente va proprio a “Pablito” scomparso da pochi giorni. “Allenare un giocatore come lui è stato per me un piacere ed anche un grande onore – ricorda – essendo un disponibile ed educato, sempre sorridente e mai polemico, come dire un giocatore ideale, umile e disponibile”.