A maggio la laurea e la salvezza con l'Orvietana: il doppio sogno di Gianmarco Caon
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Aspetta maggio per chiudere le attività alle quali sta lavorando: Salvezza dell’Orvietana e Laurea in Scienze Motorie. Gianmarco Caon appare come un ragazzo con la testa sulle spalle. Assolutamente non riconducibile al “secchione” (altrimenti gli amici dello spogliatoio avrebbero qualcosa da inventarsi), piuttosto a un giovane maturo con la testa ben organizzata. Ha, da poco, compiuto 23 anni e sono dodici quelli già vissuti intensamente nel mondo del pallone. Il cognome richiama lontane origini venete. Nasce, però, in Toscana, zona Carrara per poi trasferirsi a Vetralla al seguito della famiglia. Il mestiere di Attilio, papà dell’attaccante biancorosso, è quello di Carabiniere innamorato del ruolo, seppur oggetto di trasferimenti. La madre, Chiara è, invece carrarina doc. Svolge l’attività di impiegata, gioca (bene!) a tennis. Gianmarco, così come il capitano Luca Ricci, nasce da parto gemellare con Beatrice, pure lei studentessa. Prove, provate, attribuiscono ad Attilio una forte implicazione nell’approccio del figlio al calcio. Un papà definito “figo” da Gianmarco in quanto e di sani principi cui piace e sa dialogare con i figli senza mai trascendere: “ Mi ritrovai con il pallone in casa non appena riuscito a compiere i primi passi – ricorda”. Appena in età entra nella “Tre Croci” per passare poi alla Foglianese, Società, entrambe locali. A undici anni il primo trasferimento, da pendolare, alla Viterbese dove rimane per quattro anni. Nel periodo, dopo le medie si iscrive al Liceo Scientifico Paolo Ruffini, guarda un po’, Indirizzo sportivo. Il padre, che sa di sport per averlo praticato (promessa del nuoto con titoli regionali e P.E. probabile Europeo) lo segue da vicino. Mamma Chiara riesce a goderselo un po’ di più in estate, giocando con lui set infuocati di tennis. Calcisticamente il ragazzo si migliora ed è supportato da un fisico invidiabile. Alla chiamata dell’Hellas Verona non si può dire di no. Trascorre due anni e mezzo nella città di Giulietta e Romeo. Verona lo attrae e l’Hellas è società ben organizzata per essere ancora nel suo cuore e trovarsi al secondo posto fra le preferite. Sopra, c’è sempre la Lazio di cui è tifoso ad angolo giro. Va detto, infatti, che il numero dei suoi hobby si ferma a due e mezzo, seguendo con interesse un po’ tutte le discipline. Conclusa l’esperienza veneta si trasferisce a Torino, sponda granata, poi al Lecce. Oramai è giocatore cui manca solo l’occasione per dimostrarlo sul campo. Purtroppo, arriva il COVID che cancella tutto e ti costringe a ricominciare da capo. Il carattere è forte, non s’impressiona: “Anzi – afferma – le difficoltà aiutano a crescere. Vanno, quindi, affrontate trovando le forze per superarle”. Rinizia dal Monterosi concorrendo al successo nel girone di serie D. Confermato, disputa il primo campionato tra i Prof. Di seguito, Ostiamare, Cinthya Albalonga e Vastogirardi fino alla chiamata da Severino Capretti. Un su e giù vissuto, a ogni modo, senza rimpianti: “ Credo che i rimpianti facciano parte della vita. I se e i ma contano veramente poco, le stesse sconfitte devono servire quale pedana di rilancio. La stessa fortuna può esserti più o meno amica senza, però, essere fonte di rimpianti”. Il suo percorso, abbastanza variegato, lo porta a considerare il calcio come fonte inesauribile di cose nuove e importanti per quelli che vogliono andare avanti. Lavoro e ancora lavoro per migliorarsi. Riconosce i suoi attuali pregi e difetti: “Giocando davanti il far goal provoca sensazioni indescrivibili. Qui non ci siamo e debbo migliorarmi. Possiedo una buona corsa e tanta cattiveria agonistica. Sono veloce e mi piace la profondità. Diciamo che, su questo, sono in linea con ciò che chiedono gli allenatori perché+ vado a pressare e non mi fermo mai. Forse, farei bene a prendermi qualche pausa perché alle volte arrivo alla fase conclusiva con il fiato grosso e sbaglio”. Corre anche negli studi, ancora due esami e sarà Laurea, vede abbastanza chiaro il futuro: “Ho ventitré anni e, per adesso, me la godo con il calcio. Nei prossimi dieci, dodici anni lavorerò per rimanere a questi livelli e, fosse vero, tornare tra i prof. Me lo sono dato quale obiettivo e sarebbe fantastico farlo con l’Orvietana, una Società che è veramente ‘tanta roba’, sempre che si creino le condizioni affinché questo avvenga. Sono certo di aver fatto la scelta giusta, il resto dipenderà da noi. Guardando ancora più avanti, una volta conseguita la Magistrale, vorrei far buon uso del , specializzandomi in qualche settore connesso alla laurea. Ma, c’è tempo per curare i dettagli”. Il cuore, dopo il termine di una prima immersione, è libero…per adesso: “L’amore, però, è bello” confessa concludendo.