Una storia incredibile da Papiano rivelata da Repubblica: era sconosciuta

29.09.2023 15:33 di  Redazione Perugia24.net   vedi letture
Una storia incredibile da Papiano rivelata da Repubblica: era sconosciuta

Da Papiano una storia incredibile riportata da La Repubblica.

"Yassin, rabbia e riscatto: Mi feci chiamare Mattia ora la mia azienda vola” (Karima Moual, Repubblica)

Nel rullo continuo di notizie su sbarchi, rimpatri, Ong da contrastare, si è un po’ perso il racconto dell’opportunità offerta dalla migrazione, una risorsa per il nostro Paese rappresentata da cinque milioni di persone. È la storia, ad esempio, di Mattia El Aouak, nato a Fès, città imperiale del Marocco, ma non abbastanza attraente e ricca da trattenere il padre Mohamed, che emigra in Italia come turista negli anni Settanta e ci resta lavorando come venditore ambulante di abbigliamento. Ci mette quindici anni per farsi raggiungere, grazie al ricongiungimento familiare, dalla moglie e dai figli: uno di loro è proprio Mattia. «Avevo tre anni, ero troppo piccolo per ricordarlo — racconta El Aouak — ma so che nel ’97 siamo arrivati con un volo diretto Casablanca — Roma». Dai vicoli incantati di Fès a Papiano, frazione di pochi abitanti di Marsciano, in Umbria, è un bello strappo. «Sin da piccolo volevo avere una cosa mia. Ho sempre sentito che era un’esigenza importante», racconta.
Oggi Mattia è un imprenditore affermato di 31 anni ed è la mente di ParkingMyCar, una startup umbra dei parcheggi che dal territorio italiano si sta espandendo all’estero. Ed è stata premiata tra le migliori 50 emergenti tra le diecimila scelte in tutto il mondo. Per arrivare fin qui, Mattia ne ha fatta di strada. Si è distinto come abile venditore e, a soli 19 anni, è diventato responsabile di filiale di un’agenzia di intermediazione di servizi che aveva a che fare con importanti aziende di telecomunicazioni nazionali. Pochi anni dopo, è lui a diventare capo di un’agenzia di intermediazione tutta sua con collaboratori al seguito. Poi, finalmente, la ParkingMyCar: «È nato tutto da un viaggio. Ero in macchina e da Perugia dovevo arrivare in aeroporto a Roma. Ciò significava trovare un parcheggio in tempi utili anche per non perdere il volo.In quegli istanti, nella difficoltà di trovare online una piattaforma efficace nel rispondere alla mia esigenza, è nata la mia curiosità di capire come funzionava il mercato dei parcheggi. E per tutto il volo in aereo non ho fatto altro che pensare a inventare qualcosa per rispondere al meglio a quella domanda». Il parcheggio diventa un pensiero fisso. El Aouak si trasferisce per un periodo a Bologna per studiare nel dettaglio quel mondo. Analizza i parcheggi degli aeroporti, fa ricerche di mercato e nel 2018 fonda la sua azienda. Poi però arriva lo stop ai viaggi a causa della pandemia che per lui non è, però, un ostacolo, anzi. «È proprio nella pausa del Covid che ho fatto i maggiori investimenti per migliorare la piattaforma online di parcheggi, facendo una mappatura di tutti gli aeroporti perché i due competitor presenti sul mercato erano deboli in questo campo». L’idea di El Aouak è così potente che ha margini di crescita anche a livello internazionale. Lui si rende conto di non potercela fare da solo e inizia a entrare nel mondo delle startup, riuscendo ad attirare investitori che arrivano già a fine 2020. Un’azienda partita con cinque persone e che oggi ne conta 30 sotto la guida di quello che nel 1997 era solo un bambino arrivato da Fès tra le braccia di mamma Marya. Il 2022 si è chiuso per l’impresa con una crescita del 2000 per cento. E il 2023 con un raddoppio del fatturato di tre milioni di euro. «Per il 2024 siamo già avviati per aprire le nostre sedi in Europa — spiega El Aouak — la mia voglia di riscatto mi ha portato fin qui e spero, e credo, mi potrà portare ancora lontano». Riscatto da cosa? «Dall’immagine stereotipata dell’immigrato, o figlio di immigrato, che sembra non possa fare altro che l’operaio. È un qualcosa che si sente a pelle, dagli sguardi. Io sin da bambino volevo dimostrare che si sbagliavano. Volevo creare qualcosa di mio e di grande». Ci è riuscito con un nome, Mattia, italiano. Come mai? Una breve pausa e poi la voce di Mattia, con accento perugino si trasforma e traduce in lingua araba: «Hai ragione Karima — risponde — il mio vero nome è Yassin, ma con i miei amici marocchini fin da piccoli, per farci accettare dagli altri bambini italiani, evitavamo di dire i nostri veri nomi. Ma poi “Mattia” mi è servito anche da venditore. Firmarsi, o presentarsi come Mattia, e non come Yassin El Aouak, era tutt’altra cosa. È triste dirlo, ma è la realtà. È tutta una questione di fiducia, empatia, vicinanza. Al telefono, via mail, in un incontro ravvicinato, con il mio italiano con accento umbro non c’è mai stata distanza. E molti ancora oggi pensano che io sia Mattia, che sia italiano. Che poi, alla fine, italiano lo sono anche». Silenzio. Certo, è un finale che uno non si aspetta perché sembra che un po’ confonda, ma nella realtà, forse, invece chiarisce ancora meglio la complessità della storia dell’immigrazione nel nostro Paese. E, insieme, la fatica dell’integrazione, più semplice senza etichette né gabbie, più complessa se identificata. Con il nome Yassin, molto probabilmente, Mattia avrebbe speso troppo tempo per affermarsi nel mondo del lavoro. Tempo che, con quella voglia di riscatto che lo spingeva, non aveva da perdere. Oggi, con orgoglio il creatore di ParkingMyCar si può presentare come Yassin El Aouak. È il giovane imprenditore che alza il tricolore nel mondo, che dà lavoro ad almeno trenta lavoratori italiani. Sì, proprio Yassin, il figlio di quell’immigrato marocchino, di nome Mohamed, arrivato da Fès e che, chissà quante volte nei mercati, qualcuno l avrà apostrofato: «Ehi, Africa, ecco il vu’ cumprà». Ecco, Yassin El Aouak, pur fiero di suo padre, non aveva alcuna voglia di entrare in quella gabbia. E ha divorato le tappe e il tempo per abbatterla con un semplice nome. Un gioco da bambini.