L'Umbria applaude Daniele Proia: l'Orvietana vola in Serie D anche grazie a lui

16.10.2024 11:48 di  Redazione Perugia24.net   vedi letture
Fonte: Roberto Pace
L'Umbria applaude Daniele Proia: l'Orvietana vola in Serie D anche grazie a lui

All’arrivo a Orvieto, lo scorso campionato, l’Orvietana navigava in brutte acque. Daniele Proia portò la qualità che serviva per innalzare il livello. Al termine del campionato era convinzione generale la sua partenza. Invece è rimasto con totale consenso degli sportivi biancorossi. Daniele ha 31 anni, segno zodiacale Capricorno che lo fa inquadrare quale “Cauto, diffidente, paziente e tenace tende a mantenere le distanze nei rapporti con gli altri e a non fidarsi di nessuno. Imperturbabile, è dotato di una straordinaria capacità di concentrazione e sintesi. In lui la ragione ha sempre la meglio su paure e incertezze. Poco a che vedere con il soggetto che ci troviamo di fronte. Al massimo si potrebbe convenire sulle capacità di concentrazione e sintesi. Calcisticamente nasce tra le mura domestiche. Vive la sua passione in toto concedendosi di extra lo stare assieme agli amici nel bar sotto casa. Papà è sempre vissuto per il calcio e con il pallone. Ha giocato, pur non toccando alti livelli. Marco, si chiama così, vive le imprese dei figli di riflesso: se non fanno bene vive una settimana travagliata. E’ tra i più grossi esperti sulla tratta Orvieto-Roma-Caserta. Non perde una partita dell’uno e l’altro. Federico, il fratello minore, pratica un mestiere identico a quello di Daniele. Adesso gioca nella Casertana (serie C), pure lui ricopre il ruolo di mezz’ala. A entrambi piace far goal, tanto che, all’inizio di ogni stagione scommettono su quello che sarà il capo cannoniere di casa Proia. Hanno un bellissimo rapporto e quando si ritrovano a casa il calcio è sempre argomento principale. Adesso che è arrivato Leonardo (2 anni), primogenito di Federico, qualcosa sta cambiando causa le attenzioni che il piccolo reuccio si va meritando. Il nonno, quale primo regalo, ha fatto dono al nipote di un pallone e, ci racconta Daniele, il bambino appare destinato a seguire il percorso del papà e dello zio. Mamma Irene avrebbe, forse, preferito una femminuccia almeno per controbilanciare una situazione che la vede sempre in minoranza. Daniele, romanista DOP, è cresciuto nelle fila del Cisco Roma, fino a far parte della rosa prima squadra, ai tempi in cui la Società, poi scomparsa dalle scene calcistiche, era arrivata ai play off per la promozione in serie B. Non nasconde aver avuto qualche nostalgia: “Ai tempi avevo iniziato a sognare in grande. Poi, vuoi per un po’ di sfortuna e delle scelte istintive mal calcolate, finii per accontentarmi della serie D girando per l’Italia. Però non rimpiango nulla, perché l’aver vissuto lontano da casa mi ha aiutato a crescere e ad affrontare la vita nelle diverse sfaccettature. Oggi mi sento maturo per affrontare ogni situazione si presenti di fronte”. La risposta porta a chiedere se ritenga il calcio e la serie D in particolare andare nella direzione giusta: “ Sono del parere che il discorso “fuori quota” doveva essere impostato in altra maniera. Per me se un ragazzo merita deve giocare indipendentemente dalla carta d’identità. Le quote obbligatorie finiscono per danneggiare proprio i più giovani causa gli scadenti minutaggi che riescono a mettere assieme. I quali, arrivati alla fine del percorso da fuori quota non trovano più squadra almeno a questo livello. L’Orvietana, a mio giudizio, sta operando bene e ne sono contento”. Toglimi un’altra curiosità. E’ il gruppo omogeneo che porta a fare i risultati o sono i riscontri del campo a rendere più solida l’équipe? “Bella domanda. Sinceramente credo che avere un buon gruppo porta a buoni risultati. Al tempo stesso sono i risultati a consolidare il gruppo. Sono azioni combinate per raggiungere uno scopo univoco”. Domenica, dopo il tuo goal, hai esultato alla grande come ti fossi liberato di qualcosa che avevi dentro. Pensa che, a inizio stagione c’era stato qualche momento in cui parevi un po’ <sc…..to>, come insoddisfatto un po’ di tutto: “ Be’ segnare mi ha reso felice perché stavamo facendo bene e lo meritavamo. Quanto al periodo precampionato, eravamo partiti con un modulo diverso, faticando parecchio per trovare la quadra. A me piacciono le giocate e qualora per un motivo o per l’altro queste non si concretizzano sopravviene il nervosismo. Una volta modificato il modulo , e credo di interpretare anche il pensiero dei miei compagni, le trame sono più fluide e quelle che ho chiamato giocate riescono meglio. Ed è un aspetto che mi procura tanta soddisfazione” Chi più, chi meno, siamo tutti a ripetere di <non montarsi la testa>. Che significato dai a tale definizione? “Mah, direi che possiamo esaltarci un po’ perché stiamo facendo un buon lavoro ma senza perdere di vista i motivi che c’hanno fatto arrivare a tanto, come a esempio l’impegno e l’applicazione giornaliera sempre continua quanto costante. Alle volte può succedere che questo non basti ma i conti vanno fatti alla fine. D’altra parte, stiamo dimostrando di essere una buona squadra con la possibilità di farcela con tutti. Sta a noi di non modificare l’atteggiamento. Fra tre giorni sarà per la prima volta a Orvieto il Siena, una fra le nobili decadute inserite nel girone E, in questo momento capolista. E’ una sfida che porta in voi qualche sussulto d’emozione? “ Appunto dicevo di non cambiare atteggiamento. Dobbiamo affrontare la partita come tutte le altre. La classifica parla chiaro, trattasi di un big match. Sono le sfide che ognuno vorrebbe giocare nelle quali servirà ancora qualche stimolo in più per confermare il nostro valore”