"Parare la vecchiaia. Il metodo Boranga": il nuovo libro per uno stile di vita sano tra sport e alimentazione
Lamberto Boranga a 82 anni ha deciso di raccontarsi in un libro dal titolo “Parare la vecchiaia” (pubblicato da San Giorgio Consulting srls), ovvero un manuale di vita in cui è al centro lo sport, insieme alle sue ricerche nel campo alimentare e scientifico, che lo hanno guidato verso uno stile di vita sano e lo hanno ispirato a scrivere questo libro ricco di suggerimenti, con prefazione di Gianfranco Beltrami e postfazione di Charlie Gnocchi. Boranga sta vivendo un'eterna giovinezza Lamberto Boranga, tanto da essere ancora in splendida forma, sia come atleta ed anche come professionista della sanità. Dal calcio è passato ormai da tempo all’atletica (“anche se – conferma – ricevo ancora offerte e presto potrei tornare in campo…”) e non passa mai un giorno che nella sua Perugia non si regali due ore di allenamento, continuando comunque a portare avanti quotidianamente la propria attività di medico dello sport. “La mia età biologica è inferiore a quella anagrafica, ma non ci sono segreti particolari - ammette – anche se certamente è fondamentale non fermarsi e tenere costantemente in azione la testa e tutti i muscoli del corpo facendo sport in maniera sana. Ovvio che è poi importante non fumare e mangiare in maniera accorta e senza eccessi”. Non ama il jogging (“perché – dice - velocizza l’invecchiamento”) e la sua più grande passione rimane quella di tuffarsi tra i pali di una porta. L’ultima sua squadra è stata la Marottese, nella Terza categoria marchigiana, ormai cinque anni fa. "Il calcio sarà sempre la mia vita, anche se oggi la mia attività principale è l’atletica leggera. Da sempre amo l’agonismo in tutte le sue forme ed oltre che per stare bene – ammette - anche per questo voglio praticare sport tutti i giorni. Oltre all’atletica mi piace il nuoto e la palestra”. L’ex portiere degli anni ‘60 e ‘70 di Perugia, Fiorentina, Reggiana, Brescia e Cesena, con due lauree in medicina e biologia, si guarda indietro e non rimpiange nulla. “Ero un buon portiere, molto più bravo a parare le palle impossibili che non quelle ordinarie ed avrei potuto ottenere di più nel calcio se non avessi deciso di studiare – ammette – ma sapevo già che dopo aver smesso di giocare avrei fatto il medico. Mi voleva anche il Milan, ma proprio perché studiavo il trasferimento saltò. Ero un calciatore anomalo, perché a quel tempo il fatto di studiare non era ben visto, perché magari sotto l’aspetto culturale avrei potuto mettere in difficoltà un allenatore. Non mi sono mai pentito, perché da medico sono riuscito ad acquisire una professionalità e sto avendo una lunga e soddisfacente carriera che il calcio difficilmente mi avrebbe dato. E poi, essere medico mi ha aiutato anche a trovare il migliore regime alimentare per la mia condizione fisica”. In attesa, forse... di rivederlo in campo, sono stati tanti i suoi ritorni dopo aver abbandonato l’attività professionistica. Nel 1992 lo aveva fatto in Promozione umbra con la maglia del Bastardo, poi nel 2009 con l’Ammeto, nel 2011 con il Papiano e l’ultimo con la Marottese. "Ho la stessa energia e la medesima convinzione di 50 anni fa e lo stare bene mi aiuta – aggiunge – e porto avanti la base della mia dieta che è frutta e verdura, a cui aggiungo papaya fermentata e mango, due frutti che hanno un potenziale di nutrienti e antiossidanti che nessun altro ha, questo può essere, se vogliamo, il mio segreto". Tra i portieri che più ha ammirato indica “Rogerio Ceni, che ho ammirato perché ha saputo essere anche attaccante e poi mi è piaciuto lo spirito di Taffarel, un amico ed oltre che bravo, anche spettacolare, allegro e simpatico".