Le parole di Comotto... "Il presidente mi ha detto che sono impegnativo, anche economicamente: utilizzato fino a quando è stato necessario"
Proponiamo l'intervista del Corriuere dell'Umbria di Domenico Cantrarini a Gianluca Cimotto dopo il divorzio dal Perugia, che perde una figura di riferimento del recente passato, un elemento cardine della ricostruzione biancorossa. L’ex capitano era tornato nell’estate 2020 nelle vesti di direttore generale e, dalle ceneri del fallimento sportivo della retrocessione, ha saputo rimettere tanti tasselli al proprio posto per far tornare a battere il cuore perugino. “Come da accordi presi da entrambe le parti - si legge nella nota ufficiale - si interrompe il rapporto lavorativo con il Direttore Generale Gianluca Comotto. Nel ringraziarlo per aver contribuito alla vittoria del campionato di Serie C e del raggiungimento dei play off in serie B auguriamo le migliori fortune professionali per quanto fatto e per il prosieguo di carriera”.
Comotto, quali sono le sue sensazioni?
“Ho dentro del dispiacere per non aver portato a termine il progetto che avevo in testa. Ma sono anche sereno perché ho fatto il massimo per il Perugia, forse sono stato troppo bravo a sistemare la situazione in 2 anni”.
Che progetto aveva in testa?
“Volevo riportare il Perugia in A e, bisogna essere realistici, più che un progetto è un’impresa. Ma almeno avrei voluto vedere in altri 2 anni dove saremmo potuti arrivare alzando l’asticella”.
Com’è maturata la separazione?
“Il presidente mi ha detto che sono una figura impegnativa, anche economicamente, un valore aggiunto. Sono stato utilizzato, sapendo di esserlo, fino a quando è stato necessario. I miei pregi diventano difetti: nelle difficoltà metto l’elmetto, ora che le cose vanno bene mi sono messo in disparte per lasciare i meriti agli altri. Sarei rimasto alla condizione di poter fare quanto fatto e anche di più, da uomo di fiducia del presidente, un diggì ex calciatore con competenze anche tecniche. Oggi a Santopadre serve una figura diversa, ma non sono un dirigente da ufficio. C’è necessità di sistemare economicamente le cose perché le difficoltà sono sempre maggiori nel calcio e in Serie B in particolare. Ho sempre sposato la sua filosofia di far rendere al massimo investendo lo stretto necessario”.
Cosa c’è nel suo futuro?
“Resterò a Perugia, mi inventerò qualcosa ma non necessariamente nel calcio, perché in questo mondo mi sento un po’ una mosca bianca”.
Il bilancio di questi suoi due anni a Perugia da diggì?
“Sento tanto tanto mia la promozione in Serie B. Quest’anno che le cose sono andate sempre bene tendo a scomparire, ma sono riuscito a tenere degli equilibri. Ritengo importante la scelta di Alvini, quantomeno condivisa, e il rinnovo del contratto al momento giusto. In 2 anni è stato sbagliato veramente poco in fatto di gestione e tempistica. E nel calcio, a questo livello, più che la scelta di un calciatore conta inserirlo nel contesto giusto. Sono arrivato e c’erano tantissime difficoltà, lascio una società che funziona”.