Svelato il programma del Festival del giornalismo di Perugia: un'edizione eccezionale!

Dal 9 al 13 aprile 2025, Perugia torna ad essere il punto di riferimento globale dell’informazione con la XIX edizione del Festival Internazionale del Giornalismo. In un contesto segnato da guerre, autocrazie, plutocrazie che hanno ridisegnato un nuovo ‘disordine mondiale’ e creato un caos informativo senza precedenti, le eccellenze del giornalismo, dell’attivismo, della ricerca accademica, scientifica e tecnologica da ogni parte del mondo si danno appuntamento a #ijf25, il festival fondato e diretto da Arianna Ciccone e Chris Potter.
Oltre 500 speaker, tra Premi Nobel, Premi Oscar, Pulitzer, figure iconiche del nostro tempo, pluripremiati reporter, pionieri dell’innovazione mediatica e voci autorevoli del settore, sono pronti a confrontarsi in più di 200 panel per ridefinire i confini dell’infosfera e tracciare un quadro aggiornato della geopolitica dell’informazione, alla luce dei profondi cambiamenti globali e delle ultime evoluzioni tecnologiche. Attraverso dibattiti, reportage e testimonianze dirette, verranno analizzate le implicazioni dei conflitti in corso in Medio Oriente, Europa, Africa e Asia, con particolare attenzione alle situazioni in Ucraina, Palestina, Sudan e Siria, e al loro impatto sul diritto internazionale e sui diritti umani.
Al centro del programma: le guerre, la crisi del diritto internazionale, il crollo globale del finanziamento al giornalismo, accelerato dalla sospensione dei fondi USAID; la crisi della libertà di stampa, tra leggi repressive e attacchi ai media indipendenti; la manipolazione dell’informazione nell’era dell’IA, con piattaforme che ridefiniscono la realtà stessa; la pressione degli oligarchi nei media e il declino dell’editoria indipendente; le inchieste giornalistiche che sfidano il potere, dai crimini di guerra in Ucraina ai regimi repressivi nel Medio Oriente; le donne nel giornalismo investigativo e il coraggio di raccontare storie censurate. Si discuterà anche del ruolo cruciale dell’informazione nella crisi climatica, della necessità di modelli editoriali sostenibili per garantire il futuro del giornalismo indipendente e del crescente impatto dell’intelligenza artificialesulla produzione e diffusione delle notizie. Il dibattito toccherà inoltre il tema della fiducia nel giornalismo e delle strategie per riconquistare il pubblico in un’epoca di polarizzazione e campagne di disinformazione su larga scala.
Come di consueto sarà dedicato spazio ai temi dei diritti umani, esplorando il legame tra giornalismo e giustizia sociale: dall’uguaglianza di genere alla rappresentazione delle minoranze nei media, fino alla denuncia della violenza sessuale nei contesti di guerra e repressione. Fino a identificare e analizzare la nuova era dei “broligarchi”, la stretta élite di miliardari tecnocrati che ridefinisce gli equilibri del potere tra media, tecnologia e politica.
#ijf25 metterà in luce il modo in cui l’informazione sta cambiando sotto la pressione di nuovi attori.
La XIX edizione del Festival Internazionale del Giornalismo può contare sulla donazione di Craig Newmark, tra i più importanti filantropi al mondo. Con la sua fondazione, la Craig Newmark Philanthropies, è tra i principali sostenitori del festival. A poche settimane dall’arresto di Duterte nelle Filippine, torna al Festival Internazionale del Giornalismo la vincitrice del Premio Nobel per la Pace 2021, Maria Ressa, simbolo globale della lotta per la libertà di stampa e contro la disinformazione. Perseguitata e arrestata dal governo filippino per le sue critiche all’ex presidente Rodrigo Duterte e alla sua brutale “guerra alla droga”, Ressa ha dovuto affrontare numerosi procedimenti giudiziari, pagando la cauzione dieci volte per rimanere in libertà, mentre Rappler, il sito di informazione da lei fondato, diventava bersaglio di campagne di discredito orchestrate sui social media.
A #ijf25, Maria Ressa commenterà in live gli sviluppi legati all’arresto di Duterte, offrendo un’analisi delle implicazioni politiche e delle sfide per la libertà di stampa nelle Filippine e nel mondo. Ressa sarà protagonista del panel Broken trust: time to abandon a manipulated metric, in cui metterà in discussione l’attuale concetto di fiducia nel giornalismo, evidenziando come Big Tech e attori politici abbiano manipolato la narrazione sulla crisi della fiducia per attaccare i media indipendenti. La discussione presenterà i risultati di una ricerca condotta dall’International Center for Journalists e dall’International Fund for Public Interest Media, che analizza il legame tra la demonizzazione del giornalismo indipendente, la disinformazione digitale e il calo della fiducia nell’informazione.
Maria Ressa continua a denunciare il collasso dell’ecosistema globale dell’informazione e a promuovere strategie di resistenza per proteggere i valori democratici. Il suo intervento a #ijf25 sarà un’occasione imperdibile per comprendere il ruolo cruciale del giornalismo indipendente nella difesa della verità e della democrazia.
JULIE PACE: DIRETTRICE ESECUTIVA ASSOCIATED PRESS, DUE VOLTE PREMIO PULITZER
Julie Pace è Senior Vice President ed Executive Editor di The Associated Press, alla guida di una delle più influenti agenzie di stampa del mondo. Dal 2021, sotto la sua direzione, l'AP ha ampliato significativamente la propria offerta digitale, ha vinto due Premi Pulitzer e ha prodotto un documentario sulla guerra in Ucraina, nominato agli Oscar e ai BAFTA.
In precedenza, Pace è stata capo dell'ufficio di Washington, ha diretto la copertura della Casa Bianca, della politica e del governo degli Stati Uniti. Come corrispondente dalla Casa Bianca, ha ricevuto nel 2013 il Merriman Smith Award della White House Correspondents' Association per il suo lavoro sulla strategia elettorale di Barack Obama.
Se c'è una giornalista che conosce a fondo le dinamiche della Casa Bianca, è proprio Julie Pace. Con l'insediamento di Trump, il rapporto tra stampa e presidenza è cambiato radicalmente. The Associated Press, tuttavia, ha mantenuto salde le proprie linee guida, consolidando la sua reputazione di punto di riferimento globale per l'informazione.
Infatti, quando Trump ha deciso unilateralmente che il "Golfo del Messico" avrebbe dovuto essere rinominato "Golfo d'America", molte testate giornalistiche e aziende tecnologiche, tra cui Google e Apple, si sono adeguate senza obiezioni. The Associated Press, invece, si è opposta. Con un pubblico internazionale da servire, l’agenzia di stampa ha continuato a utilizzare "Golfo del Messico" nei suoi articoli, pur menzionando, quando necessario, la preferenza terminologica di Trump.
La reazione della Casa Bianca non ha tardato ad arrivare. I giornalisti e i fotografi di Associated Press sono stati esclusi dalle conferenze stampa e non possono più viaggiare con il presidente. Julie Pace non si è lasciata intimidire ed è rimasta salda sulla linea editoriale adottata. In diretta su una rete TV americana ha spiegato: "Si tratta di stabilire se il governo può controllare il linguaggio che usiamo, quello che le persone comuni possono usare, e se possa vendicarsi se non utilizzi il linguaggio che preferiscono". AP ha anche presentato una causa contro tre funzionari dell’amministrazione Trump, sulla base della violazione del Primo Emendamento.
A #ijf25, Julie Pace parteciperà al panel "Rebuilding trust in the news ecosystem", in cui affronterà la crisi di fiducia nel giornalismo contemporaneo. Insieme a Katrice Hardy (Dallas Morning News), Sarah Alvarez (Outlier Media) e Andrew Morse (Atlanta Journal-Constitution), analizzerà le strategie per ricostruire la fiducia con il pubblico, l'importanza del giornalismo basato sui fatti e l'adattamento delle testate alle nuove abitudini di consumo dell'informazione in un'epoca segnata da polarizzazione e trasformazioni editoriali.
YUVAL ABRAHAM: PREMIO OSCAR 2025 PER "NO OTHER LAND"
Yuval Abraham, giornalista e regista, Premio Oscar 2025 per il documentario "No Other Land" (che sarà proiettato al Festival), il film che ha co-diretto con Basel Adra, Hamdan Ballal e Rachel Szor, collettivo israelo-palestinese che, in cinque anni di riprese sul campo, ha documentato gli sforzi di Basel Adra e di altri attivisti palestinesi per opporsi alla distruzione dei loro villaggi nativi in Palestina e Cisgiordania, sacrificati per lasciare spazio a zone di addestramento militare e insediamenti israeliani in espansione.
Durante la cerimonia degli Oscar, Abraham ha pronunciato un discorso che ha scosso gli animi di molti: "C’è una strada diversa, una soluzione politica, senza supremazia etnica, con diritti nazionali per entrambi i nostri popoli. La distruzione di Gaza deve finire, gli ostaggi israeliani devono essere liberati".
Yuval Abraham, nel suo ruolo di giornalista investigativo, parteciperà al panel "Espionage, abuse of AI and torture in broad daylight: groundbreaking investigations that can change the world", in cui analizzerà con il pluripremiato reporter Meron Rapoport le inchieste pubblicate da +972 Magazine e Local Call su temi come l’uso dell’IA negli attacchi israeliani su Gaza, le operazioni di spionaggio contro la Corte Penale Internazionale, la connessione tra propaganda e fake news, la tortura nei centri di detenzione israeliani e i traffici d’armi internazionali.
Questo panel offrirà uno sguardo esclusivo sulle rivelazioni che hanno avuto un impatto globale, mettendo in discussione i meccanismi dell’informazione e della disinformazione nei conflitti moderni.
ALSU KURMASHEVA: GIORNALISTA OSTAGGIO DEL REGIME RUSSO
Alsu Kurmasheva è una giornalista di Radio Free Europe/Radio Liberty che ha pagato con la prigione il suo impegno per la libertà di stampa in Russia. Dopo essere stata multata per non aver registrato il suo passaporto statunitense, Alsu Kurmasheva è stata arrestata nell’ottobre 2023 con l’accusa di non essersi dichiarata "agente straniero". Pochi mesi dopo, a dicembre, il regime di Putin ha avviato contro di lei un terzo procedimento per “diffusione di informazioni false” sull’esercito russo. Sottoposta a un processo-lampo e segreto, nel luglio 2024 è stata condannata a sei anni e mezzo di carcere.
Il suo arresto ha scatenato indignazione a livello internazionale: governi, istituzioni e organizzazioni per la libertà di stampa, tra cui Amnesty International, il Committee to Protect Journalists, Reporters Without Borders e la International Federation of Journalists, hanno chiesto la sua immediata liberazione. Anche il presidente Joe Biden ha menzionato il suo caso alla White House Correspondents’ Dinner del 2024, rafforzando la pressione diplomatica per la sua scarcerazione. Dopo oltre nove mesi di detenzione, nell’agosto 2024 è stata infine rilasciata nell’ambito di uno scambio di prigionieri tra Stati Uniti e Russia. La sua vicenda rimane un monito su come il Cremlino continui a usare l’arresto arbitrario come arma per reprimere la libertà di stampa e mettere a tacere le voci indipendenti.
A #ijf25, Alsu Kurmasheva sarà protagonista del panel "#FreeThePress: in conversation with Alsu Kurmasheva and Omar Radi", moderato dalla CEO del Committee to Protect Journalists, Jodie Ginsberg. Insieme al giornalista investigativo marocchino Omar Radi, anche lui incarcerato con accuse pretestuose e poi liberato nel 2024, Kurmasheva parlerà di come i governi autoritari usano accuse false per mettere a tacere la stampa indipendente. Un confronto essenziale per comprendere i pericoli che affrontano i giornalisti in Russia e altrove, il costo umano della libertà di informazione e le strategie per resistere alla repressione.
GIORNALISMO IN TRINCEA: IL KYIV INDEPENDENT E LA SFIDA DELL’INCERTEZZA
Olga Rudenko, pluripremiata direttrice del Kyiv Independent e testimone della resistenza informativa in Ucraina, offrirà un’analisi approfondita sull’indagine dei crimini di guerra nel panel "When Anything Can Happen: Lessons in Planning for the Unknown from a Wartime Newsroom".
L’incertezza è una sfida che ogni organizzazione mediatica deve affrontare, sia a causa di conflitti globali, instabilità economica o mutamenti nelle dinamiche del pubblico. Il Kyiv Independent ha dovuto imparare a navigare nell’incertezza estrema: come testata ucraina che copre una guerra in corso, ha costantemente ridefinito la propria strategia senza poter prevedere cosa riserverà il futuro.
Questo panel analizzerà come il Kyiv Independent non solo sia sopravvissuto, ma sia cresciuto nei suoi primi tre anni, nonostante le difficoltà legate alla guerra. Ora, mentre pianifica il 2025, il team si confronta con interrogativi cruciali: cosa accadrà se il conflitto si conclude o si congela, portando a un inevitabile calo dell’attenzione globale sull’Ucraina? Come può un media superare non solo la fatica da guerra, ma anche il disinteresse che segue la fine delle ostilità?
Le strategie sviluppate dal Kyiv Independent per affrontare l’incertezza offrono insegnamenti preziosi per qualsiasi realtà giornalistica. Dal costruire strategie flessibili al mantenere la rilevanza in circostanze mutevoli, questa discussione offrirà spunti pratici su come pensare in anticipo, adattarsi rapidamente e garantire che la propria missione resista a qualsiasi sfida futura.
LYDIA CACHO: GIORNALISTA MESSICANA TRA LE PIÙ PREMIATE AL MONDO
Imprigionata, torturata e costretta all’esilio, Lydia Cacho Ribeiro, tra le giornaliste investigative più premiate al mondo e una delle voci più autorevoli nella difesa dei diritti umani, nella sua carriera ha sfidato i poteri forti del Messico, denunciando con inchieste coraggiose il traffico di esseri umani, la corruzione politica e la violenza di genere.
Autrice di venti libri tradotti in numerose lingue, è un punto di riferimento globale per il giornalismo investigativo su criminalità organizzata, diritti umani e libertà di espressione. Ha ricevuto oltre 60 riconoscimenti internazionali, tra cui il Premio UNESCO/Guillermo Cano per la libertà di stampa e il titolo di IPI World Press Freedom Hero.
La sua inchiesta sul traffico sessuale di minori ha portato alla prima condanna a vita per un produttore di pornografia infantile in America Latina, segnando un precedente storico nella lotta contro lo sfruttamento.
A #ijf25, Lydia Cacho parteciperà al panel "We’ve Been Here Before: The Continuous Fight for Press Freedom", insieme ad altri difensori della libertà di stampa. In un’epoca di crescente autoritarismo, disinformazione e sorveglianza, questo incontro offrirà una riflessione necessaria sulle battaglie passate, sulle strategie per proteggere il giornalismo indipendente e sulla necessità di una solidarietà globale per garantire un’informazione libera e accessibile a tutti.
Oltre alla carriera giornalistica, ha fondato rifugi ad alta sicurezza per le vittime di violenza di genere e sfruttamento sessuale, dimostrando come il giornalismo possa tradursi in azioni concrete per la tutela dei diritti umani.
HADI AL-KHATIB: LA TECNOLOGIA AL SERVIZIO DELLA GIUSTIZIA CHE HA CAPOVOLTO IL REGIME DI AL-ASSAD
Hadi al-Khatib, esperto di tecnologia e giornalismo investigativo, partecipa a #ijf25 per raccontare come la raccolta e la verifica di prove digitali possano trasformarsi in strumenti di giustizia internazionale.
Fondatore di Syrian Archive e Mnemonic, ha utilizzato tecnologie avanzate e fonti aperte per documentare violazioni dei diritti umani in Siria e in altri scenari di guerra. Grazie al suo lavoro, la Francia ha emesso un mandato d’arrestocontro Bashar al-Assad per l’attacco chimico a Ghouta, segnando un punto di svolta nella lotta per la giustizia internazionale.
Dall’esilio, Hadi e il suo team hanno costruito una piattaforma in grado di analizzare milioni di contenuti online, identificando armi proibite, bombardamenti mirati e attacchi alle infrastrutture civili, utilizzando anche intelligenza artificiale e machine learning per verificare e organizzare le informazioni.
Oggi, le loro indagini si estendono oltre la Siria, coprendo anche Ucraina, Bielorussia e Yemen, con l’obiettivo di raccogliere prove utilizzabili nei tribunali internazionali.
Nel panel "A Country Transformed: The Monumental Two Weeks That Shook Damascus", Hadi al-Khatibcondividerà esperienze inedite sulla documentazione digitale dei crimini di guerra e sul ruolo cruciale della tecnologia nell’analisi dei conflitti contemporanei.
La sua esperienza dimostra che il giornalismo investigativo non è solo denuncia, ma può essere uno strumento potente per la giustizia internazionale e per contrastare la narrazione distorta imposta dai regimi autoritari.
CHRISTINA ASSI: LA FOTO-GIORNALISTA LIBANESE SIMBOLO DELLA RESILIENZA
Il 13 ottobre 2023, Christina Assi, fotogiornalista e photo editor libanese dell’Agence France-Presse (AFP), è stata colpita dal fuoco di un carro armato israeliano mentre documentava gli scontri nel sud del Libano. L’attacco ha ucciso il suo collega e amico Issam Abdallah, giornalista di Reuters, e ha ferito altri reporter presenti sul campo.
Christina Assi è sopravvissuta, ma ha subito l’amputazione della gamba destra e ha trascorso mesi in terapia intensiva. Dopo questa tragica esperienza, è diventata una voce autorevole nella difesa della sicurezza dei giornalisti. Ha partecipato alla staffetta della torcia olimpica di Parigi 2024, dedicando il suo percorso alla memoria di tutti i reporter caduti nell’esercizio della professione. A dicembre 2024, la BBC l’ha inclusa tra le 100 donne più influenti dell’anno.
A #ijf25, Christina Assi sarà in conversazione con Phil Chetwynd, Global News Director di Agence France-Presse. Durante l’incontro, racconterà l’impatto devastante di quell’attacco sulla sua vita, la sua battaglia per ottenere giustizia e la fragile condizione della libertà di stampa per i giornalisti che operano in zone di guerra. Condividerà anche il suo percorso di riabilitazione e la sua determinazione a tornare a camminare, correre e rilanciare la sua carriera di fotogiornalista.
MONA ELTAHAWY: LA RIVOLUZIONE FEMMINISTA CONTRO LA CENSURA
Scrive, denuncia e agisce per scardinare le strutture di potere che opprimono donne, comunità LGBTQI+ e minoranzein tutto il mondo. Mona Eltahawy è una delle voci più dirompenti del femminismo contemporaneo e una delle più coraggiose giornaliste impegnate nella lotta contro la censura e il patriarcato nei media.
Il suo attivismo l’ha resa bersaglio di repressione: arrestata e brutalmente picchiata durante la Rivoluzione Egiziana del 2011, continua a essere una voce intransigente contro regimi autoritari e discriminazione di genere. Autrice di saggi divenuti manifesto del femminismo radicale, come Headscarves and Hymens e The Seven Necessary Sins for Women and Girls, ha scritto per testate di rilievo come The New York Times, The Washington Post e The Guardian.
A #ijf25, Mona Eltahawy partecipa al panel "Lessons from feminist investigative journalists around the world", in cui affronterà il tema del giornalismo investigativo femminista. Confrontandosi con giornaliste e attiviste da tutto il mondo, esplorerà come il giornalismo può sfidare il potere patriarcale, portare alla luce questioni sotto-rappresentatee costruire un’informazione più equa e accessibile per tutti.
ZAHRA JOYA: RACCONTARE L’AFGHANISTAN CHE I TALEBANI VOGLIONO CANCELLARE
Nel 2021, mentre i talebani riprendevano il controllo dell’Afghanistan, Zahra Joya ha collaborato con The Guardianal progetto "Women Report Afghanistan", dando visibilità internazionale alla drammatica condizione femminile nel Paese. Minacciata per il suo lavoro, è stata costretta a fuggire nel Regno Unito, dove continua a dirigere Rukhshana Media, che pubblica articoli in persiano/dari e inglese per garantire che la voce delle donne afghane non venga messa a tacere.
Zahra Joya è una delle voci più coraggiose del giornalismo afghano. Fondatrice e direttrice di Rukhshana Media, ha dato vita a una testata che documenta la realtà delle donne afghane sotto il regime talebano, riportando le storie che il nuovo potere cerca di censurare.
A #ijf25, Zahra Joya sarà protagonista dell’incontro "Breaking the silence: the journalists working in secret to tell the stories of Afghanistan’s women and girls", un’intervista esclusiva in cui racconterà la sua lotta contro la censura e il suo impegno per dare voce a chi non ce l’ha più.
GIORNALISMO NARRATIVO DA PREMIO PULITZER CON NATHAN THRALL
Il Festival Internazionale del Giornalismo ospiterà l’incontro con Nathan Thrall, vincitore del Premio Pulitzer 2024 per la saggistica, autore del bestseller internazionale A Day in the Life of Abed Salama. Il libro, tradotto in oltre due dozzine di lingue e acclamato dalla critica, racconta con straordinaria profondità una storia di dolore e ingiustizia in Palestina, intrecciando il personale e il politico in un reportage unico. A intervistarlo sarà Jodie Ginsberg, CEO del Committee to Protect Journalists e voce autorevole nella difesa della libertà di stampa a livello globale.
CHRISTOPHER WYLIE: IL WHISTLEBLOWER CHE HA RIVELATO LO SCANDALO CAMBRIDGE ANALYTICA
Christopher Wylie è il whistleblower che ha rivelato lo scandalo di Cambridge Analytica, svelando come l’azienda abbia sfruttato i dati di milioni di utenti Facebook per manipolare il consenso politico.
Ex data scientist dell’azienda, ha contribuito a costruire – e poi distruggere – quella che è stata definita la più inquietante arma di “guerra psicologica” dell’era digitale.
Nel suo libro Il mercato del consenso, pubblicato in Italia da Longanesi, Wylie racconta come la profilazione psicografica e l’uso strategico della disinformazione abbiano trasformato la politica contemporanea, evidenziando i pericoli di un ecosistema digitale senza regole.
La sua denuncia, pubblicata dal New York Times, The Guardian e The Observer, ha scatenato un terremoto globalesui limiti della regolamentazione dei social media e sull’uso dei dati personali da parte delle Big Tech.
A #ijf25, Wylie parteciperà al panel "Captured: how Silicon Valley's AI emperors are reshaping reality". Insieme alla giornalista Isobel Cockerell, racconterà come l’élite della Silicon Valley stia ridisegnando il futuro attraverso l’Intelligenza Artificiale, senza vincoli regolatori e con una visione ispirata alla fantascienza.
L’indagine esplora come il potere delle Big Tech abbia “catturato” il giornalismo, il lavoro, la cultura e la creatività, mettendo a rischio l’integrità dell’informazione e della democrazia.
TRUMP E LA STAMPA: COSA ASPETTARSI DA UN SECONDO MANDATO?
Durante la sua prima presidenza, Donald Trump ha cercato di incarcerare giornalisti, indebolire le leggi sulla diffamazione, escludere reporter scomodi dalla Casa Bianca e fare pressioni sui proprietari dei media per limitare la copertura critica. Tentativi in gran parte falliti. Ma potrebbero riuscire in un secondo mandato? Joel Simon, fondatore del Journalism Protection Initiative presso la Craig Newmark Graduate School of Journalism (CUNY) e per oltre 15 anni direttore esecutivo del Committee to Protect Journalists, intervista su questi temi la direttrice del The Guardian US, Betsy Reed. Nell'incontro Trump and the press: what to expect in the second term, i due esperti esamineranno anche l’impatto della presidenza Trump sui giornalisti a livello globale, con particolare attenzione alla mancanza di supporto e solidarietà da parte degli Stati Uniti nei confronti di reporter sotto attacco. Infine, Reed e Simon affronteranno una delle questioni più spinose per i media: come si dovrebbe raccontare Trump? Reed porterà un punto di vista unico, grazie alla sua esperienza alla guida di una delle testate più autorevoli nel coprire la presidenza Trump per un pubblico globale e al suo passato da direttrice di The Intercept, noto per il suo giornalismo investigativo d’avanguardia, in particolare sulle tematiche di sicurezza nazionale.
LA MUSKIFICAZIONE DEI MEDIA: CHI RACCONTERÀ IL FUTURO DELL’INFORMAZIONE? Le ricerche mostrano che un numero crescente di americani si affida a fonti non giornalistiche per informarsi, con una tendenza ancora più marcata tra gli elettori di Donald Trump, che spesso evitano del tutto i media tradizionali. Questo fenomeno è evidente su X, la piattaforma di Elon Musk, dove, dopo la rielezione di Trump, il miliardario proprietario ha dichiarato ai suoi milioni di follower: “Ora siete voi i media”. Un’autentica Muskification of American media, da qui il titolo del panel #ijf25, che vedrà confrontarsi quattro esperti di rilievo sulla libertà di stampa e il futuro del giornalismo. Patrícia Campos Mello, editor-at-large di Folha de São Paulo e giornalista pluripremiata, ha condotto inchieste su disinformazione e regolamentazione tecnologica in Brasile, India e Stati Uniti. Courtney C. Radsch, direttrice del Center for Journalism and Liberty, è un’esperta di governance dell’IA e politiche tecnologiche per i media. Anya Schiffrin, docente alla Columbia University, è tra le voci più autorevoli sulla sostenibilità dell’informazione e la regolamentazione delle piattaforme digitali. Clayton Weimers, direttore esecutivo di Reporters Without Borders USA, guida le attività di monitoraggio e advocacy per la libertà di stampa in Nord America. I relatori risponderanno a interrogativi cruciali per chi considera il giornalismo un pilastro della democrazia. Il dibattito toccherà non solo gli Stati Uniti, ma anche il contesto globale: dal Brasile, dove X è stata al centro di una lunga battaglia legale che ne ha portato al divieto nel Paese, all’Unione Europea, ancora alla ricerca di un equilibrio normativo per contenere il caos informativo.
GIORNALISMO SOTTO ATTACCO: SFIDE GLOBALI NELL’ERA TRUMP E OLTRE
In un panorama globale sempre più ostile alla libertà di stampa, il panel Press under pressure: global challenges for journalism in the Trump era and beyond analizzerà le sfide che i giornalisti affrontano in un'epoca segnata da populismo, retorica delle fake news e crescente repressione. Dalla criminalizzazione del giornalismo investigativo alle minacce digitali, fino agli effetti della politica americana sulla libertà di stampa nel mondo, i relatori affronteranno le implicazioni di un clima politico sempre più avverso ai media. A portare la loro esperienza diretta saranno Can Dündar, giornalista turco esiliato e oggi direttore della piattaforma giornalistica bilingue Özgürüz, perseguitato dal governo di Erdogan per le sue inchieste, e Jason Rezaian, direttore delle Press Freedom Initiatives del Washington Post, arrestato e detenuto per 544 giorni in Iran. Con loro Anup Kaphle, editor-in-chief di Rest of World, testata che racconta l'impatto della tecnologia nei Paesi spesso ignorati dal giornalismo mainstream, e moderatore del panel.
NEMICI DEL POPOLO? IL RUOLO DEI MEDIA NELL’ERA DELL’AUTORITARISMO CRESCENTE
Mentre il giornalismo lotta per mantenere il suo ruolo di garante della democrazia, sempre più leader autoritari, eletti democraticamente, lo attaccano, screditano i media e usano la legge per silenziare le voci critiche. Nell’incontro Enemy of the people? The role of the media in an era of rising authoritarianism, ci si interroga su quanto il giornalismo tradizionale sia ancora efficace nell’era della disinformazione e della crescente polarizzazione. Come riconquistare la fiducia di un pubblico sempre più scettico? E quale cambiamento è necessario per affrontare queste sfide? Su questi temi si confronteranno Patrícia Campos Mello, editor-at-large di Folha de São Paulo e giornalista investigativa pluripremiata; Damian Collins, ex ministro britannico per la Tecnologia e l’Economia Digitale, protagonista delle inchieste parlamentari su disinformazione e sicurezza online; Ritu Kapur, co-fondatrice di The Quint, testata indipendente indiana impegnata nella verifica dei fatti; e Staffan I. Lindberg, direttore del V-Dem Institute e tra i massimi esperti globali di democrazia e autoritarismo. Modera Antonio Zappulla, CEO della Thomson Reuters Foundation e figura di riferimento nei media e nei diritti umani.
IL GIORNALISMO NON È UN CRIMINE: DIALOGO TRA JASON REZAIAN E CECILIA SALA
Jason Rezaian e Cecilia Sala, entrambi imprigionati in Iran con l’accusa infondata di spionaggio per aver semplicemente svolto il loro mestiere, si incontrano sul palco #ijf25 per un dialogo che è più di una testimonianza: un monito e un appello alla libertà di stampa, mentre un numero senza precedenti di giornalisti resta rinchiuso nelle carceri di tutto il mondo.
Rezaian, oggi Direttore delle Press Freedom Initiatives del Washington Post, è stato incarcerato per 544 giorni nella famigerata prigione di Evin prima del suo rilascio nel 2016. Nel suo memoir Prisoner: My 544 Days in an Iranian Prison, racconta la brutalità della detenzione e il prezzo della libertà d’informazione sotto regimi repressivi. Sala, giornalista de Il Foglio e autrice di Stories, il podcast quotidiano di Chora Media che narra il mondo attraverso le sue voci e i suoi conflitti, è stata arrestata a Teheran nel dicembre 2024 mentre lavorava con un regolare visto stampa, e detenuta in isolamento nella stessa prigione. Il suo rilascio, avvenuto dopo intense trattative diplomatiche tra Italia, Stati Uniti e Iran, non ha fermato il suo impegno nel raccontare le realtà più dure e scomode del nostro tempo.
Al centro del loro incontro al Festival, il destino di giornalisti e attivisti ancora incarcerati in Iran e altrove, in quei paesi dove la verità è un crimine. Un confronto necessario, una chiamata alla responsabilità collettiva per difendere la libertà d’informazione.
GIORNALISMO ITALIANO E DISORDINE GLOBALE: CONFLITTI, CRISI DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E SFIDE DELL’INFORMAZIONE
Nel fine settimana conclusivo del festival, dal pomeriggio di sabato 12 aprile, il programma in lingua italiana ospiterà alcune delle voci più autorevoli del panorama giornalistico, accademico e culturale nostrano, per affrontare temi centrali del nostro tempo. Soprattutto si parlerà delle guerre in atto e della conseguente crisi del diritto internazionale.
La crisi del diritto internazionale è al centro del dibattito globale. Dall’invasione russa dell’Ucraina alla guerra a Gaza, le norme che dovrebbero regolare la guerra e proteggere i civili vengono sistematicamente ignorate o reinterpretate. Quali sono le conseguenze quando la legalità internazionale diventa un’opzione anziché un principio vincolante? L’Europa, intanto, è costretta a ripensare sicurezza e difesa, mentre l’allontanamento degli Stati Uniti dalle alleanze transatlantiche impone una maggiore autonomia strategica. Nel panel Dall’Ucraina a Gaza: il diritto internazionale sotto attacco, Paola Caridi, esperta di Medio Oriente, Francesca Mannocchi, giornalista che ha raccontato i conflitti sul campo, Nello Scavo, reporter d’inchiesta di Avvenire, e Giulio Fedele, analista delle dinamiche giuridiche globali, analizzeranno come il diritto internazionale stia vacillando sotto la pressione delle guerre e delle nuove alleanze geopolitiche.
La guerra sarà al centro anche dell’appuntamento con Francesca Mannocchi, corrispondente italiana dai fronti di conflitto. L’incontro si aprirà con la proiezione del suo ultimo documentario Lirica Ucraina (Fandango), che racconta la resistenza e il dolore attraverso la testimonianza dei sopravvissuti alla devastazione russa e con la consueta ricercatezza narrativa del contrappunto musicale. Dopo la proiezione, la regista salirà sul palco #ijf25 assieme al musicista Iosonouncane, autore della colonna sonora, per approfondire l’importanza di documentare il dolore senza cedere alla spettacolarizzazione.
Lo scrittore e giornalista Roberto Saviano porterà a #ijf25 un monologo esclusivo dal titolo emblematico: Resistere!
Stefania Battistini, Lucia Goracci e Nello Scavo, tra le voci italiane più autorevoli del giornalismo di guerra, porteranno a #ijf25 la loro esperienza diretta, nell’affrontare le sfide della censura, delle minacce sul campo e della necessità di preservare un’informazione indipendente.
Sempre in prima linea nei conflitti e nelle crisi globali, Battistini (RAI - Tg1) ha seguito la guerra in Ucraina fino a diventare bersaglio di un mandato di arresto russo. Goracci (RAI - Tg3), corrispondente di lungo corso, ha raccontato le guerre in Medio Oriente, dall’ascesa dell’ISIS ai conflitti in Siria, Iraq e Afghanistan. Scavo (Avvenire), reporter d’inchiesta pluripremiato, ha documentato terrorismo, migrazioni e violazioni dei diritti umani su scala internazionale.
Raccontare la guerra a Gaza è una sfida senza precedenti: testimonianze rare, restrizioni e pressioni rendono ogni parola un atto di resistenza. Francesca Caferri, corrispondente estera di la Repubblica, Safwat al Kahlout, corrispondente di Al Jazeera fuggito da Gaza, Roberto Cetera, inviato de L’Osservatore Romano, ed Enrico De Angelis, esperto di media arabi, nell’incontro Gaza: le parole per dirlo analizzeranno le difficoltà nel narrare il conflitto, tra censura, distorsioni e il ruolo dell’informazione indipendente.
La caduta del regime di Bashar al-Assad in Siria apre interrogativi sul futuro del Paese e sul ruolo dei media indipendenti in un contesto in trasformazione. Quali voci stanno emergendo, dentro e fuori la Siria? Come cambieranno gli equilibri politici e l’accesso dell’informazione internazionale? A #ijf25 Asmae Dachan, collaboratrice di Avvenire e L’Espresso, Fouad Roueiha, voce storica delle radio comunitarie, ed Eva Ziedan, esperta di patrimonio culturale, analizzeranno le nuove narrazioni sulla Siria, in un dibattito che sfida il silenzio mediatico degli ultimi anni,
Da due anni, il Sudan è teatro di un conflitto brutale tra due generali rivali, con conseguenze devastanti: milioni di persone sfollate, carestie in aumento, un numero imprecisato di morti e stupri di guerra. Nel silenzio della comunità internazionale, il Paese è travolto da una pulizia etnica che nessuno sembra in grado di fermare. Attraverso il giornalismo di inchiesta e le testimonianze sul campo raccolte da due voci esperte di Africa sub-sahariana e Medio Oriente, Antonella Sinopoli, firma di Nigrizia e Valigia Blu e Laura Silvia Battaglia al-Jalal, reporter in aree di crisi e autrice per Rai Radio 3, il panel La guerra in Sudan, un genocidio armato da paesi stranieri offre una lettura approfondita sulle cause, responsabilità e conseguenze di un conflitto dimenticato.
Si parla di Europa in crisi nel panel Il Sogno Europeo. In un contesto geopolitico sempre più complesso, alcuni paesi ai confini dell'Unione Europea aspirano a diventarne membri, mentre in altri domina lo scetticismo sulle reali possibilità di adesione. L’Ucraina, la Moldova, la Georgia e i Balcani occidentali affrontano sfide uniche nel loro percorso verso l’UE, tra difficoltà interne, pressioni esterne e società civili che spingono per il cambiamento. Ucraina, Georgia, Balcani occidentali: qual è il futuro dell'allargamento dell'UE? E quale impatto avranno le scelte delle élite politiche europee e le aspirazioni delle società dei paesi candidati su questo processo? A #ijf25 rispondono Andrea Braschayko, giornalista freelance per Valigia Blu, Osservatorio Balcani Caucaso e altre testate italiane ed europee, Luisa Chiodi, direttrice di Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa (OBCT), Luna De Bartolo, corrispondente freelance da Tbilisi per La Repubblica, Aleksej Tilman, giornalista freelance specializzato in politica e società del Caucaso, collaboratore di Meridiano 13 e Valigia Blu.
Uno spazio fondamentale sarà dedicato anche alla politica italiana e internazionale. La storica e scrittrice Premio Campiello Benedetta Tobagi e il giornalista ed editorialista Marco Damilano analizzeranno l’evoluzione della società italiana, mentre l’inviata del Corriere della sera Viviana Mazza, la giornalista volto di SkyNews UK Barbara Serra, Marco Arvati firma della Harvard Business Review Italia e Valigia Blu, con Jacopo Di Miceli autore di Manuale per fabbricare una teoria del complotto (People, 2024), affronteranno l’ascesa del ‘trumpismo’ e il pericolo di un nuovo fascismo globale.
L’Italia meloniana è al centro dell’incontro con Dino Amenduni, comunicatore politico; Vitalba Azzollini, giurista e membro del Comitato Scientifico del Policy Observatory della Luiss; Adriano Biondi, condirettore e caporedattore dell’area politica di Fanpage.it; e Annalisa Cuzzocrea, firma di Repubblica ed ex vicedirettrice de La Stampa. A due anni dall’insediamento del governo Meloni, le riforme su giustizia, sicurezza e autonomia regionale hanno ridefinito il panorama politico italiano, sollevando interrogativi sul loro impatto istituzionale e sui diritti fondamentali. Gli speaker analizzeranno le trasformazioni in corso, valutandone le conseguenze politiche, sociali ed economiche e tracciando scenari futuri per il Paese.
L’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca ha segnato l’inizio dell'era dei "broligarchi", un neologismo che combina “bro/brother" e "oligarchi" per descrivere l'ascesa di una ristretta élite di miliardari tecnocrati che esercitano un'influenza senza precedenti sulla politica e sull'economia globale. Questa nuova classe dirigente, rappresentata da figure come Elon Musk, ha consolidato il proprio potere attraverso alleanze strategiche e il controllo di risorse chiave, spesso a scapito delle istituzioni democratiche tradizionali. Se ne parla con Leonardo Bianchi, autore di Le prime gocce della tempesta. Miti, armi e terrore dell'estrema destra globale (Solferino); Fabio Chiusi, giornalista, ricercatore e autore di L'uomo che vuole risolvere il futuro. Critica ideologica di Elon Musk; Arianna Ciccone, cofondatrice e direttrice dell'International Journalism Festival e di Valigia Blu; e Carola Frediani, esperta di cybersecurity e cofondatrice di Guerredirete.it.
L’intelligenza artificiale è al centro di un acceso dibattito globale: quali sono i limiti etici e le regole necessarie per garantirne un uso responsabile? Francesca Rossi, tra le massime esperte mondiali di etica dell’IA, Carola Frediani, giornalista e tecnologa della sicurezza informatica, e Andrea Daniele Signorelli, giornalista esperto di tecnologia e politica, analizzeranno le implicazioni dell’AI Act, il confronto tra le visioni di Europa, USA e Cina e l’impatto geopolitico della rivoluzione tecnologica in corso.
L’attenzione si sposterà poi sulle trasformazioni digitali che stanno ridefinendo le nostre vite con Enrico Pedemonte e Fabio Chiusi. Seguendo il percorso tracciato nel libro di Pedemonte La Fattoria degli Umani (Treccani), il dibattito parte dal 2005, un anno cruciale in cui la diffusione di Internet e dei social media ha coinciso con il declino delle democrazie, l’aumento della polarizzazione politica e la crescita dei conflitti globali. che analizzeranno il ruolo dell’IA nella ridefinizione delle nostre vite.
Esistono le cosiddette “zone di sacrificio”, dove il giornalismo investigativo sfida gli interessi economici che mettono a rischio diritti e ambiente. Il workshop Zone di sacrificio: libertà di informazione e giornalismo investigativo, propone un dialogo aperto e strumenti pratici per chi opera in contesti di crisi, favorendo un approccio sinergico tra giornalisti, esperti legali e organizzazioni indipendenti. Saranno presentate esperienze concrete di cross-border journalism e inchieste collaborative con il contributo di Christina Badde (Correctiv Europe), esperta di giornalismo collaborativo transnazionale ed engagement, Ernesto Belisario (E-Lex), specialista in diritto digitale e supporto legale per giornalisti, e Rosy Battaglia, giornalista freelance e co-produttrice dell’inchiesta Taranto Calling, realizzata con Cittadini Reattivi.
Il programma #ijf25 includerà anche discussioni su tematiche culturali, di genere e di rappresentazione mediatica. Amalia De Simone, videoreporter d’inchiesta di Rai 3, e Giulia Blasi, scrittrice e attivista, analizzeranno le distorsioni della narrazione sui media, il ruolo degli stereotipi patriarcali e le implicazioni di genere nella rappresentazione della violenza, nel panel Crimine e pregiudizio: come raccontiamo la violenza quando a colpire è una donna.
Nel panel Maschilità: come raccontarla, come leggerla, come cambiarla, Francesca Cavallo, scrittrice e coautrice del bestseller Storie della buonanotte per bambine ribelli, esplorerà nuovi modelli di maschilità attraverso il suo ultimo libro Storie spaziali per maschi del futuro. A confrontarsi con lei Roberta Giuili, giornalista di Sky TG24 e autrice del documentario Ritratto Familiare, che indaga la violenza di genere e le sue radici culturali. Modera l’incontro Pasquale Quaranta, primo Diversity Editor d’Italia e pioniere del giornalismo inclusivo.
Le Karma B, icone della comunicazione queer, saranno protagoniste del panel Le notizie col trucco, dimostrando come il make-up possa trasformarsi in uno strumento di resistenza contro la censura e di divulgazione creativa per rendere accessibili temi complessi anche in contesti repressivi.
Spazio anche alla trasformazione del panorama mediatico italiano con il panel Le nuove voci afrodiscendenti sfidano gli stereotipi del racconto mediatico italiano. Leila Beldhaj Mohammed, giornalista freelance e attivista transfemminista esperta di migrazioni e diritti umani, Nogaye Ndiaye, divulgatrice di origine senegalese e autrice di Universo Parallelo (People, 2024), e Hillary Esi Akoun, brand manager e team leader di Essere Nero, la più grande community social italiana sulla cultura nera, discuteranno di come i media italiani stiano cambiando grazie all’emergere di nuove voci afrodiscendenti. Modera il panel Jessica Cugini, giornalista di Nigrizia ed esperta di migrazione e cittadinanza.
Amedeo Balbi, astrofisico e autore di Su un altro pianeta (Rizzoli, 2022), Marco Motta, giornalista scientifico e conduttore di Radio3 Scienza, ed Elisabetta Tola, data journalist e cofondatrice di formicablu e Facta.eu, porteranno il pubblicsul pianeta della divulgazione scientifica, perché parlare di scienza, soprattutto di astrofisica, richiede linguaggi e strategie efficaci per renderla accessibile e coinvolgente. Gli speaker esploreranno le sfide della comunicazione scientifica tra radio, social media ed eventi pubblici.
In occasione del suo 50° anniversario, Amnesty International Italia propone a #ijf25 la proiezione del documentario HUMAN LIGHTS (30 min), un racconto attraverso immagini d’archivio, testimonianze e contributi di attivisti e volontari che hanno segnato mezzo secolo di storia della sezione italiana dell’organizzazione. Il film offre uno sguardo sulle lotte per i diritti umani che hanno attraversato generazioni, con interventi di Valeria Solarino ed Elio Germano, sostenitori delle campagne di Amnesty, e le voci di chi ha vissuto in prima linea questo impegno, tra cui Riccardo Noury, da quasi 20 anni portavoce di Amnesty Italia. Segue il dibattito con il regista Fabio Masi e Riccardo Noury, moderato dalla giornalista Francesca Schianchi, per approfondire il ruolo delle piazze, il valore della protesta e il futuro delle battaglie per i diritti umani in Italia e nel mondo.
Dopo cinque giorni di dibattiti serrati, inchieste coraggiose e riflessioni sulle grandi sfide dell’informazione, #ijf25 chiude con l’ultimo appuntamento della XIX edizione: il Lercio Live Show, un momento per concedersi una risata anche sui limiti e gli errori del giornalismo. Perché, in un mondo sempre più dominato dalla disinformazione, la satira rimane un potente strumento di analisi e resistenza. Il celebre collettivo di Lercio.it smonterà con intelligenza e sarcasmo il paradosso delle fake news, tra notizie improbabili, annunci surreali e il quiz Vero o Lercio, che metterà alla prova la capacità del pubblico di distinguere il reale dall’assurdo. Sul palco, le firme storiche di Lercio - Alfonso Biondi, Vittorio Lattanzi, Andrea Michieletto e Augusto Rasori - per una chiusura che invita a riflettere, ridendo, sui confini sempre più labili tra verità e finzione nell’era della post-verità.
EVENTI OFF E OPPORTUNITÀ DI NETWORKING
Oltre alle centinaia di appuntamenti previsti nella cinque giorni del Festival, #ijf25 offre numerose occasioni di incontro e networking informale. Gli speaker e il pubblico potranno partecipare a momenti di confronto al di fuori del programma ufficiale, dando vita a nuove collaborazioni e opportunità professionali.
I fondatori dell’International Journalism Festival, Arianna Ciccone e Chris Potter, hanno immaginato #ijf come un luogo di confronto aperto e costruttivo su libertà di stampa e informazione indipendente. Come ogni anno, tutti gli eventi saranno gratuiti, fino a esaurimento posti.