Onore a "Gabru" Gabriele Frescucci, l'orvietano che nell'ultimo mese ha fatto il pieno di titoli nella corsa

Gabru è l’acronimo di Gabriele Frescucci. Del nome e cognome sembra, però, non importare a nessuno, tranne ai giudici di gara al momento dei riscontri cronometrici. Sempre ottimi, grazie ai quali nell’ultimo mese ha fatto incetta di titoli italiani. Il primo sui 10000 in pista, distanza sulla quale non si trova ancora come vorrebbe, forse perché più affezionato alla strada. Che rimane il terreno preferito, anche in forza del fatto che, agli Europei di Pescara conquistò un bronzo che per lui valeva oro, tanti erano gli avversari arrivati alla finale con tempi inferiori al suo. I dubbi che nutriva si dissolsero subito al colpo di pistola e questo lo favorì per compiere una prestazione importante e trovare posto sul podio. Da incorniciare, quanto fatto da Gabru nell’ultima edizione del Memorial intitolato a Luca Coscioni. Giocando in casa la mette sul piano del ritmo. Al secondo chilometro decide di innalzare il passo: sarà la mossa vincente. Lo strappo mette in difficoltà una concorrenza oltremodo qualificata, costretta, da quel momento in poi a guardarne soltanto le spalle. A casa è tempo di ampliare la bacheca. Il metallo più pregiato reclama posti in prima fila che mettono in secondo piano quelle, già presenti, d’argento e bronzo. Ritaglia, però, uno spazio al bronzo di Pescara considerato, per adesso, l’alloro più qualificante Non stiamo parlando di un ragazzino alle prime uscite vincenti, bensì di un quarantacinquenne orvietano, Master 45 da quest’anno. E’ cresciuto a Orvieto Scalo, secondo di due fratelli, ottimamente gestiti da Luciana e Aimone che ne sono i genitori. Inizialmente quello che, sportivamente, si dava più da fare era Marco, amante del calcio, difensore arcigno del Federico Mosconi di Sferracavallo. Pure lui con il soprannome, Roccia, a identificarne le qualità di quello che non molla mai. Allenato auspice il pallone, quanto competitivo in altre discipline era stato subito notato dall’occhio lungo del Prof. Franco Picchialepri e subito selezionato per le sedute di preparazione alla staffetta dei quartieri. Siamo nel 1996, anno nel quale, Gabru decise di provarsi nell’atletica seguendo il piano di preparazione del fratello. Succede un fatto strano: Gabru, nelle prove, fu più veloce di Marco tanto che, il Prof. gli assegnò la maglia da titolare. Come si dice “che l’appetito vien mangiando”, la meteora occasionale si trasformò presto in passione. Se gli chiedi di illustrarti la giornata tipo risponde, candidamente: “la mia è fatta di ventidue ore. Le altre due le dedico da 28 anni all’atletica leggera e non ho assolutamente intenzione di cambiare”. Centoventi minuti per l’allenamento “rubati” al riposo dopo otto ore di lavoro, con alternativa le prime luci dell’alba, prima dell’inizio dell’attività professionale. Si è pure organizzato per evitare fastidiose sovrapposizioni. Infatti, oltre l’atletica, in vantaggio incolmabile su tutto il resto, non disdegna sia la meditazione che l’attività spirituale i momenti per l’allenamento vengono ritagliati in altre ore della giornata. E quando incappa in un viaggio professionale o altro nel bagagliaio non mancano mai gli “attrezzi” di lavoro. Fatti due conti, dedica all’atletica, tolte quelle delle gare, circa 720 ore all’anno, visto che, Natale, Capodanno e altre festività comandate rientrano nei piani di allenamento. Insieme a lui, nel bar dove stiamo chiacchierando, c’è Nadia, professione avvocato, con la quale sta insieme da circa un anno e mezzo. Quanto all’alimentazione, Gabru non è poi così esigente. Sposato il concetto: “Il nostro fisico si adatta abbastanza facilmente alle qualità e quantità di cibi”, ha rinunciato ad alimenti che vadano in contrasto con lo sport preferito, non beve alcoolici, non è goloso ed è sempre attento alla bilancia. Alla domanda su come proceda il ménage stante l’assoluta priorità dell’atletica è lei a intervenire sorridente con una risposta che non lascia dubbi: “ Va molto bene così”. Dal 1996 in poi si era inventato autodidatta, decidendo personalmente i programmi di allenamento. Atteggiamento sbagliato, riconosce oggi, per portarmi a commettere diversi errori, oltre a procurarmi più di un infortunio. Impedimenti che pregiudicavano il conseguimento di risultati pari all’impegno e alle potenzialità. Tra l’altro, l’atletica orvietana non viveva, in quel periodo, momenti floridi. Ecco sopravvenire la prima crisi di rigetto per arrivare alla decisione di uno stop. Che non fu breve, protraendosi per sette anni, complicata da un infortunio serio con l’interessamento ai legamenti del ginocchio. Corre l’anno 2018, il mese di maggio si avvicina e c’è la Staffetta dei Quartieri a incrociare, di nuovo, la carriera di Gabru. Da stazionese ha sempre gareggiato con i colori dello Stella. Partecipa con lo spirito indomito che lo accompagna da sempre ma ancora non è al meglio. Nel gruppo storico degli organizzatori ed ex atleti c’è Carlo Moscatelli, il Prof. che si prepara a festeggiare, nell’edizione successiva del 2019, il suo record, nella categoria Master che resiste da venticinque anni. Da quel momento, Gabriele si mette in testa che sarà proprio lui a impedire a Carlo i festeggiamenti. Ha un nuovo allenatore, Natale Mogetti, dopo gli anni in cui a seguirlo era stato Alessio Stocchetti. Natalino (Natale) è una vecchia gloria dell’atletica orvietana già protagonista in ambiti più importanti. Segue Gabru in modo professionale, è meticoloso e cura ogni dettaglio. L’atleta è soddisfatto perché, passo dopo passo sente di poter tornare ai suoi livelli. Prova ne sia che il record dell’attuale Presidente Regionale Fidal, entra a far parte dei ricordi, battuto dal nostro protagonista. Al quale chiediamo cosa vede nel suo futuro. “A breve i Campionati che contano. Prima l’italiano e più in là i Mondiali di Goteborg, in Svezia, al quale mi sto già preparando e nel quale vorrei tentare qualcosa di importante. Quanto al dopo, penserei di continuare fin quando sentirò di divertirmi e considera che ambisco a proseguire fino all’età che ha oggi il grande Romolo Pelliccia”.