Famiglia denuncia le difficoltà di un ragazzo autistico all'istituto "Giordano Bruno" di Perugia

Una brutta vicenda all'istituto scolastico del “Giordano Bruno”, con la lettera firmata di due genitori che mette in evidenza il caso di un ragazzo autistico costretto a scontrarsi con la burocrazia. “La nostra famiglia, in assenza di docenti specializzati disponibili, aveva richiesto in continuità didattica con il precedente anno scolastico di avvalersi di un insegnante senza specializzazione sul sostegno ma che si era rivelato una risorsa all’interno dell’istituto. Tale docente ha reso la vita a scuola di nostro figlio più autonoma nel segno di un’integrazione che andava concretizzandosi. Nessuno prima era mai riuscito a perseguire tali obiettivi tanto che il disagio di nostro figlio talvolta era sfociato in atteggiamenti di frustrazione e oppostivi. Con questo insegnante di discipline scientifiche aveva iniziato un percorso di crescita all’interno dell’istituto mostrando una tranquillità tale da permettere di recuperare tutto il lavoro che noi, come famiglia, avevamo intrapreso fin dalla scuola per l’infanzia e che ha portato a numerosi successi fino alla scuola secondaria. Nonostante la nostra richiesta di continuità fosse avallata dall’equipe educativa che segue nostro figlio l’assenza di disposizioni ministeriali ha impedito l’attuazione del decreto legislativo n. 66/2017 che all’articolo 14 comma 3 stabilisce che: al fine di agevolare la continuità educativa e didattica di cui al comma 1 e valutati, da parte del dirigente scolastico, l’interesse della bambina o del bambino, dell’alunna o dell’alunno, della studentessa o dello studente e l’eventuale richiesta della famiglia, ai docenti con contratto a tempo determinato per i posti di sostegno didattico possono essere proposti, non prima dell’avvio delle lezioni, ulteriori contratti a tempo determinato nell’anno scolastico successivo, ferma restando la disponibilità dei posti e le operazioni relative al personale a tempo indeterminato. In data odierna per ricoprire tale ruolo assai delicato sono state convocate inspiegabilmente più di trecento persone (prive di specializzazione come il docente di cui abbiamo chiesto conferma) con il risultato di rendere impossibili le nomine, negando di fatto l’esigibilità di un diritto inalienabile a un minore: nostro figlio. Una tale gestione della Pubblica Istruzione ha finito per ledere profondamente la dignità di un ragazzo”.